altri-percorsi-il-sangue

2 dicembre

Venerdì 2 ore 21

Ideazione e regia
Pippo Delbono


con
Pippo Delbono
e Petra Magoni


e con
Ilaria Fantìn liuto,
opharion, oud,
chitarra elettrica


produzione
Compagnia Pippo
Delbono


in co-produzione con
Festival del Teatro
Olimpico di Vicenza

biglietto veloce

“Solo colui che ha attraversato indenne il confine della vita, solo quell’uomo puoi chiamare felice” dice Sofocle del suo Edipo, e in qualche modo è questa la traccia del percorso che Pippo Delbono e Petra Magoni, con le musiche preziose che Ilaria Fantin trae da stru­menti antichi come il liuto e l’opharion, tracciano sul palcoscenico.
Le parole di Delbono trovano eco e musicalità nella vocalità, sua­dente e prorompente, di Petra Magoni, per poi ricomporsi nelle vo­lute fascinose di melodie rinascimentali, da Peri e Caccini al sommo Monteverdi.
Un racconto di compassione, un “concerto sul cielo e la terra” che accosta Lou Reed, Leonard Cohen, Sinéad O’Connor e Fabrizio De André.
Un concerto in forma drammatica che porta in scena Pippo Delbo­no, uno dei protagonisti del teatro del nostro tempo, una sensibilità da sempre incline a esporre storie personali, tensioni politiche, con­flitti sociali e Petra Magoni, un’interprete che, attraverso il progetto “Musica Nuda”, ha spogliato la canzone per rivelare un sorprenden­te terreno di passione, talento e comunicazione.
È nato così “Il sangue” che fin dal titolo cita i temi e i titoli che da qualche tempo costituiscono il territorio culturale e umano di Delbo­no. Uno straordinario artista che con una sensibilità tutta personale riesce a leggere la situazione sociale e politica attorno a lui anche attraverso la propria biografia. La condizione tutta particolare della orfanità di Edipo, spogliata dell’aura mitologica della maledizione di­vina e della Chimera, dell’assassinio ignaro del padre, e della morte che si dà la madre per aver concepito, con lui figlio, altri figli desti­nati alla maledizione e all’infelicità, diviene la sofferente condizione di sradicamento di una creatura di oggi.

Da una parte un’immensa Petra Magoni che veste e spezza le note dentro vertigini, dall’altra Pippo Delbono che, quasi un cristo laico al centro del palco, pianta i chiodi della tragedia e li semina sulla storia personale che poi è la storia di tutti.

«Mi colpisce vedere come il teatro all’origine arrivi a toccare gli aspetti segreti, nascosti, dell’essere umano, anche nella sua spieta­ta mostruosità. […] L’essere umano comunque sempre visto con gli occhi della compassione. »

 

(Pippo Delbono – Note di regia)