Sorry, Boys
Dialoghi su un patto segreto per 12 teste mozze
di e con Marta Cuscunà
progettazione e realizzazione teste mozze Paola Villani
assistenza alla regia Marco Rogante
disegno luci Claudio “Poldo” Parrino
disegno del suono Alessandro Sdrigotti
animazioni grafiche Andrea Pizzalis
esecuzione dal vivo luci, audio, video Marco Rogante
costume di scena Andrea Ravieli
coproduzione Centrale Fies
con il contributo finanziario di Provincia Autonoma di Trento, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
con il sostegno di Operaestate Festival, Centro Servizi Culturali Santa Chiara, Comune di San Vito al Tagliamento - Assessorato ai beni e alle attività culturali, Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia
cura Etnorama - Cultura per nuovi ecosistemi
teste gentilmente concesse da Eva Fontana, Ornela Marcon, Anna Quinz, Monica Akihary, Giacomo Raffaelli, Jacopo Cont, Andrea Pizzalis, Christian Ferlaino, Pierpaolo Ferlaino, Filippo Pippogeek Miserocchi, Filippo Bertolini, Davide Amato
Foto © Daniele Borghello

Liberamente ispirato a fatti realmente accaduti a Gloucester, Massachusetts
Terza tappa del progetto sulle Resistenze femminili
Nel nero della scena, due schiere di teste mozze oscillano, sospese come trofei di caccia.
Da una parte gli adulti: i genitori, il preside, l’infermiera della scuola. Dall’altra i giovani maschi, i padri adolescenti. Sono persone inchiodate con le spalle al muro da una vicenda che li ha colti impreparati e li ha scossi nel profondo.
La storia è radicata in una vicenda di cronaca reale: nel 2008, nella scuola superiore di Gloucester, in Massachusetts, 18 ragazze risultano incinte contemporaneamente. Un numero decisamente fuori scala che genera scandalo e incredulità.
Inizia a serpeggiare un pettegolezzo: alcune di loro avrebbero scelto volontariamente la gravidanza, stipulando un patto segreto per crescere i figli insieme in una sorta di comune femminile. Un gesto radicale, che infrange l’individualismo e mette in discussione ruoli, poteri, norme. Giornalisti da ogni dove accorrono nel tentativo di trovare una spiegazione per un patto di maternità così sconvolgente: una di loro - lontana dai riflettori - confessa di aver voluto creare un nuovo microcosmo proprio dopo aver assistito a un femminicidio.
Intrecciando sulla scena attivismo e una straordinaria abilità drammaturgica Marta Cuscunà - pluripremiata artista attiva in Italia e all’estero - porta in scena questa vicenda attraverso le voci di dodici teste animatroniche, delle vere e proprie macchine teatrali progettate da Paola Villani. Una polifonia di voci che fa emergere lo sconcerto, la rabbia, la vergogna, la paura di ogni personaggio che tenta goffamente di comprendere ma resta infine incastrato tra giudizi sospesi e responsabilità negate.
E non è una coincidenza che in questa vicenda il patto femminile si unisca ad una vera e propria marcia maschile, segno di un impegno attivo che denuncia all’unisono l’urgenza di interrogare un modello di mascolinità che non sostiene, ma schiaccia.
Nel testo dello spettacolo sono presenti alcuni riferimenti sessuali espliciti e la f-word (termine dispregiativo per la parola “gay”) - TW: femminicidio













